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L'Importanza di Giove

  • Emanuele Meloni
  • 6 giu 2020
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 7 giu 2020

·Un pianeta fuori portata

Non proveremo affatto a spiegare il funzionamento del più grande pianeta del Sistema Solare, bench'e meno la sua intricata struttura chimico-fisica, giacché nemmeno gli astronomi sono riusciti a scavare a fondo i segreti celati dai suoi vertiginosi flussi di nubi tempestose alimentate dall'intenso calore che dal nucleo risale verso la superficie e dai 47.000 km/h a cui il colosso ruota intorno al proprio asse; le sue condizioni climatiche sono dettate da temperature e pressioni tali da stravolgere la fisica concepita qui sul pianeta Terra e da influire sull'intrinseco comportamento dei singoli atomi di idrogeno che per l'80% ne compongono la sua mastodontica massa. Della sua forza ne è stata testimone la sonda Galileo che nel 2003, dopo 8 anni di studi ravvicinati, venne fatto precipitare verso le sue viscere disintegrandosi dopo aver raggiunto la velocità di 50 km/s. L'energia che sprigiona è addirittura maggiore di quella che riceve dal Sole (per via del meccanismo Kelvin-Helmholtz) e la sua magnetosfera è la struttura non solare più grande del nostro sistema planetario, oltrepassando l'orbita di Saturno.

Vediamo invece, con ragionevole umiltà, il motivo per cui dobbiamo la nostra vita a questo lontano gigante gassoso.

1. L'emisfero meridionale e la Grande Macchia Rossa in una foto scattata dalla sonda spaziale Juno nel 2016. (credits NASA)



·Giove e la vita sulla Terra

Secondo l'ipotesi nebulare, 4,5 miliardi di anni fa, durante la formazione del Sistema Solare grandi quantità di polveri e gas che costituivano parte del disco di accrescimento del proto-Sole vennero spinte dai venti radioattivi di quest'ultimo verso l'esterno, ad una distanza che presentava temperature sufficientemente basse da permettere all'idrogeno, all'ammoniaca, all'acqua e al metano di agglomerarsi velocemente, inducendo la celera formazione dei prematuri proto-pianeti Saturno e Giove, il quale raggiunse così buona percentuale della composizione attuale. Rimasero invece nelle orbite interne le sostanze solide.


Orbitando a 524 milioni di km dal Sole, Giove restrinse la sua parabola attirato dalla sua stella, e nuovamente dilatò la sua posizione allontanandosi progressivamente verso l'odierna ubicazione grazie all'attrazione di Saturno: fu durante questo "elastico gravitazionale" che esso trascinò con se molti di quei detriti di roccia e ghiaccio che presentavano una traiettoria orbitale più stretta rispetto al Sole, alcuni di modeste dimensioni, altri con masse ragguardevoli, tant'è che alcuni di questi materiali si erano già compattati (secondo alcune teorie formulate da simulazioni computerizzate) per generare tre delle quattro maggiori lune di Giove.

Dai materiali solidi rifiutati dal gigante gassoso che continuarono a mantenere un tragitto ravvicinato al nostro Sole si generano i pianeti rocciosi, tra cui la Terra, e ne rimase una traccia fossilizzata rappresentata dalla fascia degli asteroidi.


Milioni di anni dopo molti degli arcaici resti solidi della formazione del Sistema Solare (perlopiù composti da ghiaccio) che ricoprivano il ruolo di anello più esterno e lontano dal Sole, furono turbati dalla vorticosa orbita dei pianeti gassosi guidati da Giove e dalla sua grande attrazione gravitazionale, e vennero scagliati in direzione del Sistema Solare interno dando vita a ciò che è conosciuto come Intenso Bombardamento Tardivo.

Per una durata approssimativamente di 300 milioni di anni (tra 4,1 e 3,8 miliardi di anni fa) frammenti e macigni di roccia e ghiaccio impattarono sulle superfici di Marte, Venere, Mercurio, la Terra, la Luna. Le ipotesi che attorniano questo scenario non sono condivise all'unanimità dalla comunità scientifica, ma ve n'è una (la più plausibile) che suggella la teoria che l'Intenso Bombardamento tardivo abbia fornito alla Terra materiale sufficientemente ricco d'acqua da ricoprirne la sua superficie con i primi oceani primordiali.

Inoltre durante questa fase si suppongo quattro grandi collisioni le quali avrebbero generato erosione da impatto, trasformando quelle porzioni di superficie interessate agli urti in lava fusa; quest'ultimo processo permise la liberazione verso l'esterno di metalli radioattivi come l'uranio e il potassio, i quali erano latenti sotto la crosta terrestre prima del bombardamento e che agirono da regolatore termico, facendo si che la crosta terrestre esterna si raffreddasse rapidamente e che l'acqua non evaporasse: non stiamo qui a raccontarci quale sia il legame tra l'acqua e la vita.

2. le aurore polari ai raggi X, catturate da Hubble nel 2007

·La nostra sopravvivenza

Con una massa pari a 1,89819×10^27 kg, una velocità media di rotazione di 13,056 km/s e un'intensissimo campo magnetico di cui antecedentemente abbiamo accennato, è stato da sempre in grado di influenzare i moti di tutti i corpi celesti costituenti il Sistema Solare e, più di una volta, deciderne le sorti.

Agendo come un "grande magnete" ha per miliardi di anni svolto la funzione di protettore dei pianeti rocciosi interni, stabilizzando la traiettoria orbitale della fascia degli asteroidi e deviando o spesso addirittura assorbendo le comete ghiacciate che dalla lontanissima Fascia di Kuiper fiondavano in caduta libera verso il cuore del Sistema Solare.

La cometa di Shoemaker-Levy 9 fu la prima cometa mai osservata ad orbitare attorno ad un pianeta, in luogo del Sole. Dagli studi sulla sua orbita fu rivelato, nel 1993, che fu catturata dal gigante gassoso e costretta ad un moto sempre più stretto per lo meno durante 25 anni, subendo la disintegrazione in vari frammenti minori, i quali vennero infine vinti dalla gravità e precipitarono verso il pianeta provocando spaventosi impatti visibili per mesi anche dalla Terra, in forma di macchie dalle tonalità brune.

Questo (il più evidente) è tuttavia solo uno dei tanti casi; infatti sono numerose le comete periodiche catturate dall'orbita di Giove, così come si pensa che si comporti altrettanto efficacemente nei confronti degli asteroidi. Si calcola che le collisioni a cui è soggetto siano da 2000 a 8000 volte più frequenti che sulla Terra e che senza la sua esistenza le estinzioni da impatto come quella che nel Cretaceo pose fine all'esistenza dei Dinosauri sarebbero molto più frequenti.

In virtù di queste illuminanti considerazioni è diventato molto importante durante le recenti ricerche di esopianeti che potrebbero ospitare la vita, la presenza in questi "Sistemi Solari alieni" dei pianeti gioviani, i quali potrebbero svolgere la stessa funzione protettrice che per noi ha rappresentato, rappresenta e senz'altro continuerà a rappresentare ancora per milioni di anni salvezza, prosperità, paterna sicurezza.

3. i giochi luminosi del polo sud, ripresi dalla sonda Juno (credits NASA)

-Fonti: NASA, Focus, Web.

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