Un Mare Senz'Acqua
- Emanuele Meloni
- 21 nov 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 24 mag 2020

Se avessimo convissuto con i nostri progenitori primati ad un certo punto della storia avremmo potuto tranquillamente farci una passeggiata dalla Sicilia alla Tunisia, o organizzare una maratona ininterrotta Corsica-Toscana-Croazia.
Con lo stretto di Gibilterra otturato e centinaia di migliaia di km² di sale al posto dell'acqua il bacino del Mediterraneo non sarebbe stato niente più che un sistema di vari laghi minori che avrebbe avvolto le nuove lingue di terra emerse: è chiamata crisi di salinità del Messiniano, un evento geologico che durò 270.000 anni accaduto circa 5,9 milioni di anni fa in conseguenza di un drastico abbassamento del livello delle acque che provocò la chiusura dello stretto di Gibilterra e l'impossibilità da parte delle acque atlantiche di defluire all'interno del bacino, che andò cosí incontro ad una rapida evaporazione.
Vivendo in un periodo in cui, per fortuna, il tema del cambiamento climatico (soprattuto causato dalle attività umane) è centrale e prioritario, la nostra sensibilità su fatti collegati a questo fenomeno è cresciuta sempre più negli ultimi anni, per colpa anche di catastrofi ambientali sempre più frequenti e della conseguente presa di posizione da parte di autorità locali, stampa, singoli cittadini.
Ma se pensiamo che questi fenomeni odierni siano estremamente eccezionali è sufficiente dare un'occhiata a ritroso nel tempo per scoprire una sfilza infinita di avvenimenti, come quello sopracitato, che non hanno fatto altro che erodere, modellare, stravolgere in continuazione la geografia fisica della Terra.
La tesi più recente che spiega la crisi di salinità del Messiniano é stata formulata in base agli studi di un gruppo di ricerca italiano che ha analizzato 60 carote di ghiaccio (le carote forniscono indicazioni sull'evoluzione delle condizioni climatiche sulla Terra grazie alla capacità della neve di mantenere le stesse proprietà chimiche) frutto di perforazioni effettuate nel Continente Antartico: le carote svelano una fase erosiva rocciosa proprio in quel periodo storico. L'erosione é da attribuire ad un'esponenziale aumento di ghiaccio della calotta antartica che avrebbe di conseguenza diminuito la portata d'acqua degli oceani e, dunque, provocato la riduzione di profondità tra superficie dei mari e fondali.

Dopo 270.000 anni il ghiaccio antartico iniziò a ritirarsi risollevando nuovamente il livello degli oceani, finché l'Atlantico non irruppe attraverso lo stretto di Gibilterra con una gigantesca inondazione che riportò il bacino del Mediterraneo alla sua geografia attuale.
Se episodi apocalittici come questo si sono sempre susseguiti ciclicamente nella storia non dovremmo rimanere a bocca aperta o con le mani tra i capelli per ogni evento naturale che provoca dei danni ma, piuttosto, vivere con la consapevolezza che accelerarne il processo tramite attività di alterazione ambientale, inquinanti e distruttive è sintomo di ottusità, incoscienza e regresso.
Ció che dovrebbe fare la nostra civiltà è ringraziare di aver avuto la possibilità di crescere durante un periodo di clima mite e regolare (l'ultimo periodo glaciale si é concluso circa 10.000 - 15.000 anni fa) che è forse il vero motivo per il quale stiamo prosperando e per il quale le nostre tecnologie sono così tanto avanzate dal Neolitico in poi.
Se ti interessa cerca:
Benvenuti nell'Antropocene, libro del Premio Nobel per la chimica Paul Crutzen.

Il termine Antropocene indica l'epoca geologica attuale, nella quale all'essere umano e alla sua attività sono attribuite le cause principali delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche.
Comments