L'Era del Vino
- Emanuele Meloni
- 17 dic 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 24 mag 2020

"Beviamo, perché aspettare le lucerne? Breve è il tempo. O amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte, perché il figlio di Zeus diede agli uomini il vino per dimenticare i dolori. Versa due parti d'acqua e una di vino; e colma le tazze fino all'orlo: e l'una segua subito l'altra."
Frammenti di Alceo 630 a.C.
Le culture minoiche e micenee tramandarono alle genti della Grecia Antica lo svolgimento di rituali esoterici svolti all'oscuritá, nei boschi, lontani dalla materialità della città: tali rituali confluirono nei culti dionisiaci (poi estremizzati nei goliardici misteri eleusini), praticati per rendere terrene le gesta del loro mitico dio dell'inibizione, colui che stava al di fuori di ogni ordinamento e che conduceva gli individui, tramite il delirio, al loro stato di purezza primordiale. Simbolo dell'ebrezza ritualistica era il vino, dono concesso a Oreste, figlio del re Agamennone, che trasmise agli uomini l'arte di coltivare la vite e produrne il nettare, grazie alle conoscenze del dio Dioniso che ne apprese il mestiere nelle Indie. Da allora divenne la bevanda consolatrice, liberatrice dei sensi e di elevazione spirituale.

Gran parte della coltura vinicola moderna deriva direttamente dalle antiche pratiche elleniche; sebbene l'odierna vite comune (vitis vinifera) abbia sviluppi ben più arcaici, furono i greci a introdurre la vitivinicoltura in Europa, già ai tempi della cultura cretese (minoica), tra il 2.000 a.C e il 1.400 a.C., probabilmente in seguito all'influenza del popolo fenicio, il quale addomesticò la vitis vinifera già a partire dal 2.300 a.C., nell'attuale Libano. Le tecniche di vendemmia e di produzione dei vini furono descritte dal poeta Esiodo nel poema Le opere e i giorni, in cui egli illustra la necessità del lavoro da parte dell'uomo e stila una serie di consigli pratici per l'agricoltura.
Gli Etruschi perfezionarono notevolmente le tecniche adoperate dai Greci e attuarono la prima grande attività di esportazione del vino dopo quella fenicia, diffondendo il suo aroma oltre il bacino del Mediterraneo. Grazie a numerose opere scritte si ha conoscenza di un avanzamento tecnico in epoca romana, con l'inserimento di concetti biologici e sistemi di coltura validi ancora oggi.
Tuttavia in occidente le prime tracce di coltivazione della vite sono state rinvenute nei territori caucasici (Armenia), mentre i primi riferimenti scritti risalgono all'epoca sumera in Mesopotamia (Epopea di Gilgamesh) e all'Antico Egitto, in nord Africa.

E`accettato dagli studiosi che la vinificazione precedette la viticoltura, ossia la coltivazione della vite: i resti archeologici più antichi di semi di vite selvatica sono attestati a 11.000 anni fa, prima che ebbero inizio le prime pratiche agricole neolitiche. Ció significa che probabilmente i popoli raccoglitori dell'epoca già avessero avuto l'opportunità di degustare un vino a basso tasso alcolico formatosi nel fondo dei loro recipienti da raccolta, in quanto la fermentazione del succo d'uva inizia pochi giorni dopo.
Nel 2007, nella provincia di Vayots Dzor in Armenia, è stato scoperto un sito archeologico all'interno di una grotta che ha rivelato la presenza di vasi di argilla contenenti semi d'uva. La scoperta ha incuriosito la comunità scientifica e nel 2010 la National Geographic Society ha finanziato una nuova campagna di scavi che ha portato alla luce una serie di vani, i quali costituivano l'ambiente di una vera e propria cantina, dall'ampiezza di 700 m²: sono stati ritrovati una pressa per l'uva, un serbatoio d'argilla per la fermentazione che arriva a contenere fino a 54 litri, varie anfore e giare, e cocci in ceramica. I semi ritrovati sono gli stessi dell'attuale vitis vinifera ed il sito è stato datato al 4.100 a.C., divenendo la casa vinicola più antica dell'occidente. Dalla grandezza e dalla complessità del sito si può dedurre una lavorazione intensiva, che probabilmente forniva il prodotto ai villaggi circostanti; inoltre una vinificazione già così sviluppata in quel periodo suggerisce che la domesticazione dei vigneti doveva avere origini ben più remote.

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