Quando i Cetacei eran Terrestri..
- Emanuele Meloni
- 14 set 2020
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 17 set 2020

Se potessimo trovare un punto di raccordo tra la realtà e gli antichi miti dei mari, ci imbatteremmo inevitabilmente con alcune tra le creature più maestose e affascinanti che dimorano il nostro piccolo pianeta blu: i cetacei.
È come se le leggendarie sirene del folklore medievale o le ancor più arcaiche nereidi della mitologia greca non fossero nient'altro che rappresentazioni antropomorfe di questi esseri marini. Basti pensare agli iconici delfini, con cui l'essere umano è riuscito col tempo a instaurare veri e propri rapporti sociali, suscitando verso di essi una fortissima curiosità tramite la quale si è arrivati a scoprire nell'ultimo mezzo secolo tratti biologici, morfologici e comportamentali incredibilmente sofisticati ed avanzati, che ci fanno automaticamente chiedere il perché di tanta somiglianza tra due specie a primo acchito molto differenti fra loro; ci fanno investigare affinché ne scaturisca un nesso.
Per fortuna la genetica ci viene in soccorso, e ci insegna che qualsiasi organismo vivente sulla Terra possiede un progenitore comune.

In generale l'ordine dei cetacei, che include balene, megattere, orche, delfini, belughe, capodogli, è composto da animali acquatici che effettuano respirazione polmonare e appartengono alla specie dei mammiferi marini (altri esempi di mammiferi marini sono i trichechi, i dugonghi, le lontre, le foche, le otarie, gli orsi polari), cioè esseri animali che praticano l'allattamento, i quali hanno subìto progressive mutazioni genetiche che nell'arco di milioni di anni hanno permesso loro l'adattamento alla vita prevalentemente acquatica, ma che un tempo prediligevano la terraferma. Generalmente il perché di come siano accadute queste tipologie di processi evolutivi non trova quasi mai un'unica e secca spiegazione, ma apre semmai un ventaglio di molteplici possibili fattori scatenanti, come in questo caso la necessità all'adattamento, i cambiamenti climatici, la selezione naturale, la radiazione adattativa, la casuale deriva genetica, ecc.

Con la fine del periodo Cretacico, che coincise con l'estinzione dei grandi rettili 65,5 milioni di anni fa, ebbe inizio l'era Cenozoica, durante la quale venne spianata la strada al dominio dei Mammiferi.
Tra di essi, nel giro di pochi milioni di anni, conobbe un importante sviluppo l'ordine degli Artiodattili, accomunati da un numero sempre pari di dita e da altre caratteristiche come, nella maggior parte dei casi, un'alimentazione erbivora, presenza di corna più o meno pronunciate, zoccoli.

Ricerche genetiche effettuate alla fine del XX secolo hanno rivelato lo stretto legame genealogico tra questi ultimi e i cetacei, tanto da generare un nuovo super ordine tassonomico denominato Cetartiodactyla. Ricerche poi finalmente consolidate dal ritrovamento dello scheletro completo della prima protobalena, in Pakistan, nel 2001: il Pakicetus.
Più che le sembianze di di una balena o di un delfino, questo mammifero, aveva la morfologia di un canide, interamente ricoperto da peluria e con una lunga coda, era appunto un artiodattilo onnivoro che dalla terraferma ritornò all'habitat di origine di tutte le specie viventi: l'acqua. Aldilà delle congruenze genetiche, tra le caratteristiche morfologiche che hanno spazzato ogni dubbio evolutivo ve n'è una riguardante alcuni tratti particolari dell'orecchio interno che in natura solo i cetacei condividono attualmente con il primordiale Pakicetus.
Mentre molti degli artiodattili terrestri moderni (giraffe, dromedari, impala, cervi, gnu, ippopotami) hanno mutato la loro dieta in totalmente erbivora (un eccezione è ad esempio il cinghiale), quelli acquatici hanno mantenuto l'arcaica abitudine onnivora e nell'arco di milioni di anni hanno plasmato la loro fisionomia, sviluppando un robusto rivestimento osseo prima ed eliminando le ossa degli arti posteriori poi, convertendo la loro coda in una pinna caudale, adattando le funzioni respiratorie con la comparsa di sfiatatoi, affinando la straordinaria capacità del sonar biologico, preservando e consolidando i legami familiari e i rapporti sociali, fino a convertirsi finalmente negli attuali Misticeti (balene) e Odontoceti (delfini, orche, capodogli).

Quando i cetacei eran terrestri non vi era la benché minima traccia sul nostro pianeta del genere Homo, che in scala geologica può essere rappresentato da un neonato, e che nonostante ciò ha recentemente messo in pericolo l'esistenza di questi suoi cugini acquatici: in primis con la spietata caccia alle balene, che durava da secoli, per ricavarne il pregiato grasso e la carne. La caccia a livello commerciale è stata sospesa nel 1986 e attualmente viene praticata solo per scopi di ricerca scientifica e per la sussistenza di specifiche popolazioni indigene. Ciò nonostante sono frequenti le segnalazioni di baleniere e di commercio di carne, soprattutto nei mari e nei porti giapponesi e norvegesi, in quanto questi Paesi si oppongono ufficiosamente alle norme internazionali in materia (Commissione Internazionale per la caccia alle balene).
+ info:
La RADIAZIONE ADATTIVA è un fenomeno evolutivo per cui una categoria di animali o di piante subisce una notevole diversificazione che conduce alla nascita di nuove specie differenziate in base al ruolo ecologico che andranno a occupare e che generalmente è stato lasciato libero da un animale estinto. Tramite la radiazione adattativa l'evoluzione dei Mammiferi ha prodotto specie molto diverse fra loro, pur derivando tutte da un antenato comune.
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